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Dischi di Norgannon, Vol.22: Alamorte, il dolore che distrusse il mondo

Scritto da Lore is Magic - 9 Ottobre 2022 alle 11:00

Dolore. Tormento. Il mio odia brucia nelle profondità cavernose. Il mondo stesso condivide il mio strazio! I suoi miserabili regni tremano davanti alla mia rabbia. Ma alla fine, tutta Azeroth si spezzerà. E brucerà sotto l’ombra delle mie ali!

Alamorte il Distruttore

Tornano i Dischi di Norgannon! Nel nostro viaggio verso l’uscita di Dragonflight, nel quale stiamo ripercorrendo la storia degli Aspetti dei Draghi, non poteva mancare Neltharion, creatore dei Dracthyr, protettore della Terra e futuro Aspetto della Morte. Scopriamo insieme la terribile, articolata e triste storia del Drago che provocò il Cataclisma!

L’Alba degli Aspetti

Come tutti i grandi Aspetti, anche Neltharion era inizialmente un proto-drago: uno dei più intelligenti e maestosi. Era anche in grado di parlare, seppur in maniera ancora primordiale, a differenza di molti suoi simili più vicini ad animali. Nonostante ciò, l’ancora proto-drago Neltharion era una testa calda e un combattente: nella guerra contro il sanguinario padre dei draghi Galakrond, egli spesso rintuzzava i suoi simili, ritenendoli dei codardi per non agire direttamente. Gli unici compagni che egli ritenne degni furono Malygos, Nozdormu, Alexstrasza e Ysera. In particolare, del primo Neltharion ammirava il potere innato, e i due divennero presto fratelli di sangue. Assieme gli altri quattro amici, si trovò completamente spiazzato e impotente quando Talonixia ordinò la distruzione di coloro che erano stati mutati da Galakrond in draghi Non-Viventi: piuttosto che cercare la soluzione per curarli, la loro guida aveva deciso per lo sterminio. Questo non fece altro che rafforzare il legame dei cinque e il loro desiderio di cercare un’altra via per la loro specie.

La guerra contro Galakrond e l’alleanza con Tyr

Un alleato inaspettato giunse all’orizzonte. Il Guardiano Tyr usò uno dei ‘non-viventi’ per attirare l’attenzione delle sorelle Alexstrasza e Ysera. Fu proprio il Guardiano a spingere per inseguire Galakrond, invece di essere sue prede, prendendo le parti dei proto-draghi. Col suo leggendario martello al fianco e un misterioso artefatto ottagonale sulla sua cintura, scese in battaglia tentando di “assicurare loro un po’ di futuro”. Con l’artefatto, il Guardiano benedisse Alexstrasza, Malygos, Ysera e in un secondo momento Neltharion e un quinto compagno, Nozdormu.

Scendendo in battaglia, Tyr utilizzò la potenza del suo martello per frastornare l’enorme Galakrond, riuscendo anche a ferirlo. Nella foga, egli perse la sua arma. Tentando di recuperarla, Galakrond gli mozzò una mano con un morso, crescendo sempre più in forma e dimensione. Anche la sua mutazione si andò modificando, rendendolo sempre più simile a un drago vero e proprio. Provato dalla battaglia, Tyr infine perse conoscenza.

Alexstrasza, Malygos, Ysera, Nozdormu e Neltharion decisero di dover agire una volta per tutte. Sfruttando quanto fatto da Tyr, i cinque riuscirono a colpire il colosso, che nel frattempo aveva iniziato a divorare anche i suoi stessi ‘non-viventi’. Ysera e Nozdormu svilupparono un legame particolare in battaglia, mentre Malygos e Neltharion riuscirono a infliggere finalmente il colpo finale alla mostruosità alata, facendogli ingoiare un enorme macigno e soffocandolo.

La battaglia tra i proto-draghi e Galakrond.
La battaglia tra i proto-draghi e Galakrond.

La nascita dei Grandi Aspetti

La battaglia era vinta. Ma il mondo aveva bisogno di protettori. Di qualcuno che avrebbe preservato l’equilibrio e impedito a nuove minacce come Galakrond di distruggerlo. Fu così che i Guardiani compagni di Tyr proposero ai cinque proto-draghi di ricoprire questo ruolo. Ciascuno di essi ricevette un dono particolare da un Titano patrono. Neltharion, inizialmente distratto come da qualche sussurro lontano, accettò di ricoprire il ruolo che gli veniva offerto. Uno dei loro primi compiti fu incoraggiare la diceria secondo la quale i Titani li avessero creati a partire da Galakrond. Questa fu ovviamente una bugia creata ad arte per evitare che altri draghi percorressero l’oscuro cammino di Galakrond.

Neltharion fu benedetto con il dominio sui continenti, la terra e le profondità di Azeroth. Un potere che il grande drago nero utilizzò con saggezza e benevolenza, forgiando montagne e plasmando letteralmente il mondo in modo che le sue linee aiutassero i mortali. Prese dimora nella regione montuosa a nord di Suramar, dove conservò uno dei Pilastri della Creazione: il Martello di Khaz’goroth. I suoi servitori erano la razza terrigena ed elementale dei Drogbar. In tempo di pace, Neltharion era rinomato per la sua grande saggezza, e per questo fu chiamato il Guardiano della Terra, protettore del mondo. Malygos, divenuto il Tessitore di Incantesimi, era ancora il suo migliore amico, con cui spesso Neltharion si intratteneva in discussioni, esperimenti e chiacchierate amichevoli.

La guerra con i Primalisti e la creazione dei Dracthyr

Il dolore provocato dalla guerra contro Galakrond non terminò con la sua morte. Molti antichi proto-draghi scelsero di non schierarsi dalla parte di Tyr e dei Titani con i cinque compagni che in futuro sarebbero diventati gli Aspetti. Piuttosto, la loro decisione fu di seguire l’antico e malvagio progenitore dei draghi. Questi dissidenti, chiamati Primalisti, si ribellarono ai loro simili e perseguirono le idee e i metodi di Galakrond anche dopo la sua caduta.

Questi fatti provocarono un’irrimediabile frattura tra i membri della razza draconica. I Primalisti, piuttosto che abbracciare il potere dei Titani, si votarono agli elementi infondendo sé stessi con il loro potere primordiale. Conscio della guerra civile venutasi a creare, per combattere il conflitto a venire, circa 20mila anni fa Neltharion creò i Dracthyr. Nella sua idea, da questa nuova razza draconica sarebbero nati i soldati perfetti, combinando le essenze dei Draghi con i tratti delle razze mortali.

Contro i Geloskorn

L’alleanza con Tyr e i Guardiani fu presto ripagata, durante la guerra contro il clan Geloskorn, dove il Guardiano combatteva al fianco dei terrigeni. Capendo che non ce l’avrebbero fatta da soli, Tyr chiamò in aiuto i Grandi Aspetti. Essi intervennero con tutta la loro potenza, mostrando per la prima volta al mondo di cosa erano capaci. Alexstrasza, Malygos e Neltharion utilizzarono i loro poteri per devastare l’esercito dei vrykul. Ma l’incantesimo risolutivo fu tessuto da Ysera e Nozdormu.

I due riuscirono a creare una nebbia mistica che causò un sonno immediato ai titanoforgiati. Così, paralizzati, impossibilitati a muoversi, queste creature furono imprigionate in profonde tombe a nord di Nordania, senza mai poter conoscere i pacifici campi del Sogno di Smeraldo. Sarebbero rimasti lì prigionieri per eoni ed eoni.

La caduta nella Corruzione

Come Aspetto, Neltharion era venerato e anche amato grazie alla sua saggezza e benevolenza. Ma nel cuore del grande drago covava un seme di oscurità. Grazie ai suoi poteri, egli poteva manipolare a proprio piacimento l’intera massa del mondo. Ma allo stesso modo, l’intera massa del mondo pesava su di lui, sul suo corpo e sulla sua anima. Neltharion sentiva costantemente su di lui la responsabilità enorme di dover proteggere un intero mondo, con la consapevolezza che Azeroth per i Titani non era altro che una sorta di laboratorio. Questo pensiero, unito alla convizione di essere solo nel dover gestire il proprio fardello, lentamente fece crescere la follia nella mente di Neltharion. Egli stesso avrebbe ammesso, migliaia di anni dopo, in una conversazione con Thrall, che l’unica vera ragione per cui scelse di tradire fu la speranza di liberarsi da quel peso così grande.

Nelle profondità della terra, i suoi pensieri furono raggiunti e toccati da quelli di altre ancestrali entità: gli Dei Antichi. Essi percepirono il dubbio nella sua mente e lo coltivarono, amplificandolo e facendolo maturare allo scopo di sfruttarlo. Spinsero il Custode della Terra a creare un artefatto noto come l’Anima dei Draghi, ma che passò poi alla storia come l’Anima dei Demoni. Uno dei più grandi flagelli che la storia di Azeroth avrebbe mai conosciuto.

L'Anima dei Demoni, da Hearthstone.
L’Anima dei Demoni, da Hearthstone.

La Guerra degli Antichi

Durante gli scontri che portarono alla Grande Separazione e per scongiurare la Prima Invasione della Legione Infuocata, infatti, la malattia e il dolore di Neltharion divennero infine tradimento. Utilizzando la paura che tutte le razze mortali nutrivano nei confronti dell’invasione demoniaca, convinse ogni singolo drago vivente a riversare parte della sua essenza nell’Anima dei Demoni, spiegando come potesse diventare un’arma che avrebbero poi potuto usare per sconfiggere la Legione. Anche gli altri Aspetti cedettero parte del loro potere nella creazione di quest’arma: un disco d’oro, forgiato in gran segreto nell’Antro di Neltharion dal suo stesso sangue, miscelando magia, poteri arcani e sciamanici, ma anche l’oscurità degli Dei Antichi. L’Aspetto della Terra creò un incantesimo appositamente per celare la vera natura dell’arma agli altri Draghi.

L’artefatto era pronto: Neltharion, gli Aspetti e gli Stormi volarono verso Zin-Azshari per unirsi alla guerra degli Elfi della Notte contro la Legione. Il momento della verità era giunto: il grande Aspetto usò l’arma per uccidere indiscriminatamente demoni ed elfi, proclamando la supremazia dei Draghi, e di sé stesso, su tutti gli altri esseri viventi. In un supremo atto di follia e di potere, Neltharion paralizzò gli altri Stormi, che poterono solo guardare con orrore mentre distruggeva con un colpo solo la stragrande maggioranza dello Stormo Blu e colpiva quasi a morte Malygos, colui che era stato il suo fratello di sangue. Dopo questa dimostrazione, egli si ritirò, convinto di avere conquistato il suo nuovo posto di dominatore.

Neltharion e gli Dei Antichi, che attraverso il potere dell’Anima dei Demoni speravano di riuscire a fuggire dalle loro prigioni, non avevano però fatto i conti con la perseveranza dei mortali. Malfurion Grantempesta, viaggiando attraverso il Sogno di Smeraldo, riuscì a penetrare nell’Antro di Neltharion e rubare l’artefatto per usarlo nella guerra contro la Legione. Il disco fu trafugato e usato però per alimentare l’enorme portale che avrebbe condotto Sargeras su Azeroth: solo l’intervento di Nozdormu, giunto dal futuro per rimuovere l’Anima dei Demoni dalla linea temporale, evitò il peggio. Ma ciò non impedì a Neltharion di provare comunque a recuperare l’artefatto: le energie turbinanti del portale lo ferirono e prosciugarono le sue forze, spedendolo ai confini del mondo, lasciandolo debilitato ma non ancora del tutto sconfitto.

L’ascesa del Distruttore di Mondi

Nozdormu portò l’Anima dei Demoni altrove e, con i poteri combinati degli altri aspetti, la sigillò per sempre in modo che Neltharion non potesse mai più usarla. Il drago nero, furioso per questa perdita, provocò una serie di terremoti ed eruzioni in tutto il pianeta, che si mescolarono a quelli della Grande Separazione. Egli tentò di tornare al suo Antro ad Alto Monte, ma l’eroe tauren Huln e la sua tribù che ivi viveva si coalizzarono con i Drogbar contro il loro antico padrone, e usando il potere del Martello di Khaz’goroth esiliarono l’Aspetto a Rocciafonda, il reame elementale della Terra. Neltharion tornò su Azeroth pesantemente provato da tutto questo, e si ritirò nelle profondità della terra per guarire e recuperare le forze. Durante la sua assenza, gli altri Stormi cacciarono e uccisero i Draghi Neri portandoli quasi sull’orlo dell’estinzione.

Il tradimento, le ferite e la corruzione modificarono per sempre l’aspetto del grande drago nero, in maniera simile a quanto accaduto a Sargeras. Il suo sguardo divenne rosso e bruciante, traboccante d’odio e di dolore. Il suo stesso corpo si aprì e si spaccò, rivelando la lava e il magma sotto le scaglie, che scorrevano come sangue bollente dentro il corpo dell’Aspetto. I fabbri goblin suoi schiavi costruirono un’armatura di adamantio e la conficcarono nella carne viva e sulle scaglie del suo corpo nero, ricoprendolo completamente. Neltharion, il potente e saggio Custode della Terra, lo splendido drago nero, non esisteva più. Al suo posto ora c’era solo l’Aspetto della Morte, Alamorte il Distruttore.

La Prima e la Seconda Guerra

L’apertura del Portale Oscuro diecimila anni dopo risvegliò Alamorte dal suo lungo riposo. Il drago osservò con curiosità lo scontro tra gli Orchi e gli Umani, provando a influenzare gli eventi della guerra in atto. Egli comprese che con la giusta influenza avrebbe potuto manipolare gli eventi a proprio vantaggio per avere la sua vendetta contro gli Aspetti. Assumendo la forma di un nobile umano ambasciatore di Roccavento, convinse i signori di Lordaeron che le voci della guerra al sud erano solo cospirazioni e pettegolezzi, prevenendo l’intervento in guerra dei regni del nord. Allo stesso modo, travestito da uno dei Roccianera s’infiltrò tra gli orchi e in poco tempo divenne fidato consigliere sia di Orgrim Martelfato che di Gul’dan che di Manonera.

Il suo piano non aveva considerato però la vittoria dell’Alleanza durante la Prima Guerra. I regni umani non avrebbero dovuto, nella visione del drago, riunirsi e recuperare forza e potere. E Alamorte non intendeva rivelarsi per non rischiare di essere colpito dagli altri Aspetti, che ancora lo stavano cercando, prima di aver riportato il suo Stormo al massimo della gloria. Così, il Distruttore manipolò gli eventi in modo che il clan Fauci di Drago riuscisse a recuperare l’Anima dei Draghi: egli non poteva utilizzarla a causa dell’incantesimo degli altri Aspetti, ma gli orchi si. E proprio a causa delle proprietà dell’artefatto, avrebbero potuto usarlo per scopi di dominio e conquista a danno degli altri Stormi. 

Furono il capoclan Zuluhed e il suo stregone più fidato Nekros a recuperare l’arma, a costo di molte vite di orchi contro il guardiano Orastrasz che ne proteggeva il nascondiglio. E fu proprio lo stregone, percependo le energie oscure dentro il disco, a dare ad esso il nome di Anima dei Demoni. Alamorte istruì Nekros su come utilizzare l’arma per ridurre in schiavitù i draghi. In particolare uno: Alexstrasza. La Regina dei Draghi, percependo che l’artefatto era stato violato, si recò in esplorazione con alcuni dei suoi, solo per finire nella trappola di Alamorte. Nekros concentrò i poteri dell’Anima dei Demoni sull’Aspetto della Vita e la irretì, ponendola in schiavitù. Gli altri draghi suoi figli, di fronte al tormento della loro Regina, chinarono controvoglia il capo davanti ai loro nuovi signori, senza sapere che anch’essi erano stati manipolati. Alexstrasza fu imprigionata nelle profondità di Grim Batol, l’antica fortezza nanica conquistata dal clan. E costretta da Nekros, contro la sua volontà, a deporre uova con nuovi draghi per gli orchi. Nel suo nascondiglio, Alamorte godeva di ogni momento di sofferenza della sua antica compagna.

Grande sala di Grim Batol.
Grande sala di Grim Batol.

Oltre il Portale Oscuro

Quando l’Orda fu sconfitta e Nerz’hul riaprì il Portale Oscuro diversi anni dopo, Alamorte offrì alcuni dei suoi figli alla nuova Orda in cambio di un passaggio sicuro per Draenor. Il drago nero credeva che sul pianeta alieno avrebbe potuto creare un asilo sicuro per ricostruire il suo Stormo. Nel farlo, però, invase i territori dei gronn, governati da Gruul, che proprio in quest’occasione si guadagnò il suo titolo: l’Ammazzadraghi. Molte uova vennero distrutte e molti draghi vennero impalati sulle guglie di Gorgrond.

Alamorte piombò con tutta la sua rabbia sull’enorme gronn. Non ci sarebbe stata alcuna speranza contro l’ira dell’Aspetto della Morte, ma Gruul fu salvato dal provvidenziale intervento di Khadgar, che spezzò con la magia alcuni pezzi dell’armatura di Alamorte costringendolo a ritirarsi. Tornato su Azeroth, fu attaccato dai maghi di Dalaran e cadde nell’oceano, simulando la propria morte. Le uova rimaste su Draneor vennero modificate dalle energie fluttuanti quando Ner’zhul aprì diversi portali distruggendo il pianeta: da esse nacquero i draghi alafatua.

Lord Daval Prestor

Il drago nero tornò alla carica in forma di un nobile umano, Daval Prestor, infilitrandosi a Lordaeron e diventando una voce molto ascoltata da Re Terenas III, padre di Arthas. Prestor si spacciò per un piccolo nobile del nord il cui regno era finito distrutto dagli orchi durante la Prima Guerra. Ancora una volta Alamorte si rivelò essere un maestro degli inganni: con le giuste parole e i suoi poteri mentali riuscì a farsi nominare da Terenas re di Alterac, al posto del traditore Aiden Perenolde. Così, all’oscuro di tutti, intendeva seminare discordia tra i regni e distruggere l’Alleanza dall’interno.

Solo il drago rosso Korialstrasz riuscì a scoprire chi fosse Prestor, prima di finire prigioniero di una potente trappola magica. I maghi di Dalaran compresero però che qualcosa non andava, e che lord Prestor nascondeva qualcosa. Sospettosi nei confronti dei comportamenti dei re del nord, tra cui l’insolitamente docile Genn Greymane, iniziarono a indagare meglio. Anche stavolta, Alamorte non si fece trovare impreparato. Manipolò il mago umano Rhonin nel tentativo di liberare Grim Batol dalla presa degli orchi. L’Aspetto della Morte non aveva infatti più interesse nei pelleverde: il suo solo scopo era di ripristinare un nuovo Stormo. Stavolta, usando le uova covate dalla Regina Alexstrasza. I giovani draghi rossi sarebbero stati cresciuti dal suo odio e dalla sua rabbia. Una nuova piaga per tutta Azeroth, e un futuro glorioso per il Distruttore.

Ma Nekros non aveva nessuna intenzione di abbandonare il potere così faticosamente conquistato. Messo all’angolo, tentò di usare l’Anima dei Demoni per soggiogare Alamorte, senza successo: l’artefatto non aveva infatti alcun potere sul drago nero. Quest’ultimo iniziò a portare distruzione a Grim Batol, tanto che gli Aspetti ancora liberi – contattati proprio da Rhonin – intervennero riluttanti. La furia di Alamorte era comunque troppo grande per loro… finché il mago umano non riuscì a rubare l’Anima dei Demoni da Nekros e comprenderne la debolezza strutturale, distruggendola. Tutti i poteri imprigionati in essa, compresi quelli degli altri Aspetti, furono rilasciati. Ysera, Malygos, Nozdormu e Alexstrasza recuperarono pienamente la loro forza e costrinsero Alamorte a una fortunosa ritirata a Rocciafonda. Assieme a lui, scomparve “stranamente” anche lord Prestor, in circostanze mai chiarite.

Il Cataclisma e l’Ora del Crepuscolo

Dopo questi eventi, Ysera ebbe delle visioni sconvolgenti sul futuro di Azeroth e sulla cosiddetta Ora del Crepuscolo, l’apocalisse profetizzata dai cultisti del Martello del Crepuscolo fedeli ora ad Alamorte, considerato una sorta di messia della distruzione. Questo evento avrebbe portato alla fine di tutta la vita su Azeroth. Per prevenire questo terribile avvenimento, Ysera – ora nota come La Risvegliata – contattò Thrall per affidargli il compito di ritrovare Nozdormu. Il Signore del Tempo si era infatti perso nei fiumi dello stesso, e solo con i suoi poteri si sarebbe potuta evitare la catastrofe. L’intuizione si rivelò giusta quando Thrall, unendosi alla battaglia per sconfiggere la mostruosità Chromatus, entrò in comunione con gli Aspetti per evocare il potere della Terra e sostituire Neltharion.

Ancora infuriato dopo la sconfitta a Grim Batol, Alamorte passò anni a pianificare il suo ritorno, costruendo alleanze e trovando nuovi servitori. La sua armatura fu riforgiata in elementium, un minerale ancora più potente e indistruttibile del precedente. Negli anni, i sussurri degli Dei Antichi si erano amplificati, facendo aumentare ancor di più la follia di Alamorte e il suo dolore. Un tormento terribile che infine esplose nel Cataclisma, l’evento catastrofico che letteralmente spezzò Azeroth e cambiò per sempre la sua fisionomia. Alamorte eruttò letteralmente da Rocciafonda, distruggendo il velo tra Azeroth e il mondo elementale. Il pianeta fu scosso da terremoti e altre catastrofi. L’immenso drago nero distrusse regioni su regioni e uccise un enorme numero di persone con il suo solo volo. Infine, la sua furia si rivolse contro Roccavento: attaccò la città, distrusse il porto e provocò seri danni alla Valle degli Eroi. Ci vollero anni per ricostruire le strutture perdute.

Tra i nuovi alleati di Alamorte c’era Ragnaros, il Signore del Fuoco, che attaccò la regione del Monte Hyjal e si scontrò con le forze di Malfurion e Hamuul Totem Runico, lì per per proteggere Nordrassil dagli attacchi del signore elementale.Anche Uldum, le Alture del Crepuscolo e le Badlands furono colpite dalle armate di Alamorte. L’assalto era teso a scatenare l’Ora del Crepuscolo, come voluto dagli Dei Antichi. Ma Nozdormu tornò infine libero grazie a Thrall: il Signore del Tempo comprese, grazie a una visione di Ysera, che l’unico modo per distruggere Alamorte una volta per tutte era usare un’antica arma. L’Anima dei Demoni doveva tornare ancora una volta in gioco, stavolta nella sua forma più pura, cioè com’era durante la Guerra degli Antichi. 

Grazie a questo piano, gli eroi di Azeroth guidati dagli Aspetti e da Thrall riuscirono a recuperare il potente artefatto dai flussi del tempo e a scatenarne i poteri contro Alamorte, che venne infine completamente distrutto. Alexstrasza comprese che aver scongiurato l’Ora del Crepuscolo segnava il completamento definitivo dello scopo degli Aspetti su Azeroth. Privi ormai dei loro antichi poteri, gli Aspetti divennero infine dei semplici mortali, pur conservando un’immensa forza.

Parti dell’armatura di Alamorte, il Distruttore di Mondi, sono conservate a Orgrimmar e a Roccavento, come perenne trofeo della grande vittoria ottenuta dai popoli mortali e del grande pericolo che sono riusciti a scongiurare. L’odio e il dolore dell’Aspetto della Morte finirono così di infestare il mondo.

Thrall a confronto con Alamorte.
Thrall a confronto con Alamorte.

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