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Dischi di Norgannon, Vol.18: Darion Mograine, l’onore di servire chi si ama

Scritto da Lore is Magic - 3 Aprile 2022 alle 12:00

“A volte, il più grande atto di servizio è essere presenti per coloro che hanno bisogno di noi”.

Darion Mograine

L’articolo di oggi è dedicato all’ex leader dei Cavalieri della Spada d’Ebano, primo dei nuovi Quattro Cavalieri, nati durante la Terza Invasione della Legione Infuocata per volontà dell’allora Re dei Lich Bolvar Domadraghi. Dall’addestramento come giovane Paladino, al peso di un cognome che era un simbolo per l’Alleanza, scopriamo insieme la storia della vita votata al sacrificio di Darion Mograine!

Nascere nella morte

Darion sarebbe nato morto se suo padre, il leggendario Alexandros Mograine, non avesse avuto la prontezza di bagnarlo ancora sporco dal parto nell’acqua gelida di una fonte vicino la loro casa. I gemiti del neonato non riuscirono però a coprire il dolore per la perdita di Elena, sposa di Mograine e madre di Darion. La donna morì infatti a causa delle complicazioni del parto. Solo pochi anni dopo, Darion e suo fratello Renault erano due bambini svegli ma pestiferi, che assistettero di nascosto all’incontro segreto dei Cavalieri della Mano d’Argento a Riva del Sud. 

Quegli uomini parlavano di un nemico sinistro che si propagava da Lordaeron, la capitale del regno, ormai caduta nelle mani del Flagello. Solo una forza del bene altrettanto potente avrebbe potuto salvare la popolazione: i due fratelli non lo sapevano, ma in quel momento stavano assistendo alla nascita di Brandicenere, la spada di luce destinata a diventare leggendaria quanto la terribile Gelidanima

Al servizio della Luce

Poco dopo la fine della Terza Guerra, Darion e Renault vennero ordinati paladini e si unirono alla Mano d’Argento. Darion quasi rischiò la morte in una battaglia nella città maledetta di Stratholme, ma fortunatamente sopravvisse. Fu il padre, invece, a morire, in circostanze in quel momento poco chiare. A causa di questa perdita e della scomparsa di Renault, Darion iniziò a perdere la fede nella Luce, ma fu il sacerdote troll Zabra Hexx a infondergli di nuovo coraggio e speranza. Il Paladino si unì al nascente Ordine dell’Alba Argentea per continuare a combattere nelle Terre Infette. 

Con alcuni compagni, progettò d’infiltrarsi nella principale sede di potere del Flagello in quella zona: la necropoli volante di Naxxramas. Un’idea poco felice: tutto il suo gruppo perì per mano dei Quattro Cavalieri, ma Darion riuscì a recuperare la Brandicenere ormai corrotta. La spada lo condusse al Monastero Scarlatto, dove con sua grande sorpresa ritrovò il fratello Renault scoprendo il suo coinvolgimento nella morte del padre. Messo alle strette, Darion sarebbe morto per mano di Renault: ma lo spirito di Alexandros uscì dalla spada, decapitando il figlio traditore per poi perdonarlo. L’anima del leggendario Mograine, terrore dei Non Morti, aveva trovato prigionia nella spada maledetta. 

Un giovane Darion Mograine  illustrato nel fumetto.
Un giovane Darion Mograine illustrato nel fumetto.

Una prima ultima battaglia

Darion riuscì a scappare dal Monastero e tornare dai suoi, ma il fantasma di Fairbanks – un suo commilitone – gli apparve in sogno dicendogli di cercare l’esiliato Tirion Fordring. Seguendo gli ordini del fantasma, il Paladino riuscì a trovare l’uomo ormai nascosto a vita eremitica nei pressi di Heartglen. Tirion e Darion ebbero un confronto in cui l’esiliato spiegò al giovane guerriero che solo un atto d’amore più grande del tradimento subito da Alexandros ne avrebbe liberato l’anima. Tirion rifiutò l’offerta di unirsi all’Alba d’Argento, ma Darion lasciò per lui la porta aperta e la possibilità di essere ancora un eroe. 

Di ritorno dalla cappella della Luce dell’Alba, il ragazzo trovò ad attenderlo un’orda di Non Morti pronti ad attaccare. Maxwell Tyrosus, leader dell’Ordine, fu felicissimo di rivedere il giovane prendere il suo posto tra le fila dei difensori. Nelle cripte della cappella, infatti, trovavano riposo le anime di mille eroi di Lordaeron che morirono per difendere la capitale dall’attacco di Arthas. Perderli sarebbe stato una sconfitta indicibile. Nel culmine della battaglia, perfino Tirion tornò a combattere per difendere la cappella. Ma ogni speranza morì quando Kel’thuzad in persona scese in combattimento.

Darion, con la Brandicenere corrotta in pugno, caricò: ma l’arcilich non sembrò in alcun modo preoccupato da questo, perché la spada ora non aveva più abbastanza potere per ferirlo. In quel momento il Paladino realizzò ciò che doveva fare: solo un atto d’amore più grande del tradimento avrebbe liberato l’anima del padre. Nella speranza di dare ai difensori la vittoria, Darion si trafisse il petto con Brandicenere. Le sue ultime parole furono: “Padre, ti voglio bene”. Commossi dalla nobiltà del gesto, gli spiriti dei mille eroi si manifestarono in un’esplosione di luce che distrusse l’esercito del Flagello, consegnando la vittoria all’Alba Argentea.

Ma tutto faceva parte del grande piano di Kel’thuzad. Il lich aveva infatti mosso le pedine con sapienza per ottenere il suo vero premio: l’anima dell’ultimo dei Mograine, Darion, che potesse sostituire Alexandros alla guida dei Cavalieri della Morte, annientando ogni speranza per i difensori di riunirsi attorno a un nuovo portatore di Brandicenere. Ritrovato il suo cadavere sul campo di battaglia, il necromante lo rianimò al servizio del Flagello, rivelando che ogni soldato Non Morto perso per ottenere questo risultato era stato un prezzo pagato volentieri. Questa volta, del giovane e coraggioso Darion Mograine non restava nulla: nessuna emozione, nessun sentimento nobile.

Cavaliere del Flagello

Darion fu nominato Signore della Morte e messo al comando dei Cavalieri della Morte di Acherus, una potente necropoli il cui obiettivo era distruggere ogni resistenza umana nelle Terre Infette Orientali. Darion addestrò personalmente i suoi Cavalieri più forti e li condusse in battaglia ancora alla cappella della Luce dell’Alba. Qui, però, il Signore della Morte fu sorpreso una prima volta: Brandicenere corrotta non rispondeva più ai suoi comandi, rifiutandosi di colpire ogni nemico contro cui veniva usata. Poi, una seconda sorpresa: scoprì che il terreno consacrato dove si svolgeva la battaglia diminuiva considerevolmente i poteri negromantici dei suoi Cavalieri. Infine, l’ultima, la peggiore rivelazione: nonostante la potenza ritenuta indiscussa del Flagello, le forze combinate della Mano d’Argento e dell’Alba Argentea erano troppo forti per i Non Morti. Darion fu dunque costretto ad arrendersi. In quel momento lo spirito di Alexandros si manifestò nuovamente… solo per essere consumato e fatto prigioniero da Gelidanima in “persona”. Il Re dei Lich era sceso in battaglia, e i cuori di tutti tremarono dal terrore.

Arthas ammise finalmente di aver mandato i Cavalieri a morire solo per costringere la sua vera preda a uscire allo scoperto. Tirion Fordring sarebbe stato un generale imbattibile per il suo esercito: questo era il reale obiettivo del Re dei Lich. Nessun prezzo era troppo grande per raggiungerlo. Il Signore della Morte, confuso, tradito e accecato dalla rabbia, attaccò Arthas. Ma la potenza del Signore del Flagello era immensa. Attimi prima di venire completamente distrutto, Darion lanciò Brandicenere a Tirion. La Luce rispose lesta alla chiamata del grande Paladino e, in quello che si può definire un vero e proprio miracolo, la spada dei Mograine tornò pura, luminosa e ardente come un tempo. Il terrore del Flagello era tornato, e con esso la speranza dei difensori. Arthas fu costretto a ritirarsi, e da questa sconfitta nacquero due nuove forze che gli si opponevano: la Crociata d’Argento, che univa l’Alba Argentea e la Mano d’Argento, e i Cavalieri della Spada d’Ebano. Darion assunse il comando di questi Cavalieri della Morte rinnegati, che fecero di Acherus la loro base, e diresse tutte le sue forze a combattere Arthas per distruggerlo.

I due ordini si ritrovarono tempo dopo alla Cittadella della Rocca della Corona di Ghiaccio, uniti nel Verdetto Cinereo, la forza che avrebbe infine espugnato la fortezza di Arthas e condotto il Re dei Lich alla sconfitta finale. In seguito alla distruzione di Gelidanima, Darion trovò il frammento dell’anima di Alexandros in essa intrappolato. Prima di separarsi definitivamente, Mograine spiegò al figlio come l’unica cosa che l’abbia mantenuto sano durante la prigionia sia stata il ricordo del suo sacrificio. Una scelta che Darion, come rispose lui stesso, avrebbe rifatto altre mille volte. È circa in questi giorni che Darion scopre il corpo di Bolvar Domadraghi incastonato nel Trono di Ghiaccio.

Darion comanda il Flagello nella Battaglia della Cappella della Luce.
Darion comanda il Flagello nella Battaglia della Cappella della Luce.

Gli eroi di cui abbiamo bisogno, ma che non ci meritiamo

Dopo l’invasione dell’Orda di Ferro, in cui Darion e i suoi uomini presero parte alla difesa del pianeta, la Legione Infuocata tornò per conquistare Azeroth. I Cavalieri della Spada d’Ebano parteciparono attivamente, stringendo un patto col nuovo Re dei Lich per combattere insieme le forze di Sargeras. La prima mossa fu di rimettere insieme i Quattro Cavalieri: una storia che abbiamo già raccontato nel dettaglio in questo episodio precedente dei Dischi di Norgannon. La Spada d’Ebano partecipò assieme agli altri Ordini delle varie forze su Azeroth alla battaglia finale alla Riva Dispersa, portando la guerra fin nella Tomba di Sargeras.

Infine, i campioni utilizzarono il potere degli Artefatti conquistati durante la guerra per indebolire l’aura negativa della spada con cui il Signore dei Demoni aveva trafitto il mondo. Questo fu il tempo in cui nacque una nuova generazione di Cavalieri della Morte, evocati dal potere dei Quattro Cavalieri, ma liberi da qualsiasi condizionamento: con il loro destino era finalmente nelle proprie mani, avrebbero potuto scegliere liberamente cosa fare e chi servire.

Il regno della Morte

La minaccia più grande era però dietro l’angolo. Sylvanas Ventolesto attaccò la Rocca della Corona di Ghiaccio e sconfisse Bolvar per appropriarsi dell’Elmo del Dominio e distruggerlo. Darion aveva avuto dei sentori di quanto stava per accadere, ma non riuscì a intervenire per tempo. Dopo la distruzione dell’Elmo, il Re dei Lich non esisteva più: per la prima volta, tutti i Non Morti erano liberi dalla sua presenza, liberi da quel collegamento psichico che li legava tutti alla sua mente. Bolvar, ora di nuovo un ‘semplice’ Cavaliere della Morte, fu salvato da Nazgrim e da Sally Biancachioma su ordine di Darion. I Quattro Cavalieri dovettero combattere per riportare Acherus sotto i loro ordini, perché – senza il Re dei Lich – i Non Morti minori erano ormai privi di controllo. Ripristinate le gerarchie di comando, Darion e i Cavalieri si unirono a Bolvar, che assunse il comando della Spada d’Ebano, nella cerca di Sylvanas alla Fauce, nelle Terretetre.

Qui fu proprio Darion a guidare gli eroi: durante l’attraversamento del portale, infatti, qualcosa andò storto e Jaina, Thrall, Baine e Anduin si persero. Il Signore della Morte condusse gli avventurieri alla loro ricerca, nel tentativo di trovare una via di fuga dalla Fauce. Le loro peripezie portarono alla scoperta di un’antica Pietra di Transito, attraverso cui poter fuggire. Solo pochi avventurieri riuscirono però in quest’intento: il Carceriere, interrompendo il tentativo di fuga, mandò tutto a monte. I leader di Orda e Alleanza rimasero indietro, assieme a molti Cavalieri, mentre gli eroi, Bolvar e Darion riuscirono ad arrivare a Oribos, la Città Eterna.

Darion e Alexandros nelle Terretetre.
Darion e Alexandros nelle Terretetre.

Difendere l’Eternità

Darion aiutò il Calcafauce – così chiamato dalla popolazione della città per la sua abilità di entrare e uscire dalla Fauce a piacimento – a ritrovare uno dei baroni perduti della congrega dei Necrosignori di Maldraxxus. Questi era tenuto prigioniero al Forte della Perdizione, nella Fauce. Con l’aiuto di Ve’nari, una misteriosa ‘inquilina’ di quell’inferno, il Calcafauce e Darion riuscirono a penetrare nel Forte e a trovare il barone prigioniero. Con grande sorpresa del Cavaliere, questi non era altri che il padre, Alexandros Mograine, nella morte divenuto nuovo leader dei Necrosignori. Il loro rapporto, apparentemente impossibile da proseguire, conobbe nuova linfa quando i due combatterono fianco a fianco per proteggere i Silfi della Notte e il loro sigillo durante la Battaglia di Selvarden. Mograine si disse orgoglioso dell’uomo che il figlio era diventato, e Darion ricordò al padre che era dovuto unicamente ai suoi insegnamenti.

Dopo aver avuto accesso a Zereth Mortis, Darion fu parte attiva negli eventi di preparazione alla battaglia finale contro il Carceriere. Quando Anduin Wrynn fu liberato dalla morsa della magia del Dominio, il Signore della Morte aiutò a comprendere il potere del Carceriere in modo da poterlo contrastare. I suoi ricordi e la sua volontà si fusero con quelle di Sylvanas, Bolvar, Anduin, Jaina e di tutti coloro che avevano avuto contatto con l’Elmo del Dominio. Così, il Primus, leader di Maldraxxus, concentrò questo potere e la nuova conoscenza scoperta per forgiare la Corona delle Volontà dai resti dell’Elmo: lo strumento grazie al quale il Carceriere sarebbe caduto. Frutto del sacrificio di uomini e donne che hanno dato tutto per salvare non solo Azeroth, ma l’intera realtà. Eroi, non mostri: eroi come Darion Mograine.

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